Messico by Marco Olivetti

autore:Marco, Olivetti [Olivetti, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Diritto, Si governano così
ISBN: 9788815313713
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2013-10-14T22:00:00+00:00

3. La revisione costituzionale

La Costituzione messicana disciplina il cambiamento della Costituzione in due diverse disposizioni: l’art. 39 e l’art. 135.

L’art. 39 stabilisce che il popolo ha in ogni momento il diritto inalienabile di cambiare o modificare la sua forma di governo, riecheggiando formule risalenti alla rivoluzione francese (come l’art. 28 della Costituzione francese del 1793, secondo il quale «un popolo ha sempre il diritto di rivedere, riformare e cambiare la Costituzione. Una generazione non può assoggettare alle sue leggi le generazioni future») e quasi costituzionalizzando una sorta di diritto del popolo alla «rivoluzione». Peraltro, nessuna procedura è prevista per l’esercizio di questo «diritto» popolare, sicché sembra trattarsi di una invocazione puramente retorica del potere costituente del popolo sovrano, che poi la Costituzione si guarda bene dal procedimentalizzare.

È invece l’art. 135 Cost. a prevedere le procedure per la revisione della Costituzione: e queste, più che sul popolo evocato dall’art. 39, o sul corpo elettorale (il quale ne è anzi del tutto escluso), fanno leva da un lato sugli organi costituzionali federali, dall’altro sugli Stati membri. Da questo punto di vista, coerentemente con la sua autoqualificazione in senso federale, la Costituzione messicana riprende la logica del sistema delineato nell’art. V della Costituzione degli Stati Uniti, basata sull’idea che, prevedendo la Costituzione federale (fra l’altro) le norme sul riparto di competenza, queste possano essere modificate solo attraverso una procedura che coinvolga in maniera qualificata gli Stati membri, pur non riconoscendo loro quel diritto di veto che sarebbe proprio di un sistema confederale o di una organizzazione internazionale.

L’art. 135 della Costituzione messicana non si pronuncia sull’iniziativa per la revisione costituzionale, che è pertanto regolata dalle norme generali sull’iniziativa nel procedimento legislativo ordinario. Essa spetta dunque al presidente della Repubblica, ai deputati e senatori federali, ai Parlamenti statali e allo 0,13% degli elettori. Al procedimento legislativo ordinario occorre più in generale fare rinvio per ogni profilo procedurale al quale la Costituzione non introduca eccezioni, le principali delle quali sono l’esclusione della facoltà del presidente di presentare progetti di iniziativa «preferenziale» (art. 71, u.c.) e, soprattutto, la maggioranza qualificata (due terzi dei presenti) richiesta dall’art. 135 perché la fase parlamentare della legge di revisione sia validamente perfezionata in ciascuna delle due Camere.

Dopo la deliberazione nel Congresso federale, la legge di revisione costituzionale deve essere trasmessa ai Parlamenti degli Stati membri: il suo iter formativo si conclude quando essa sia approvata dalla maggioranza degli Stati. Solo dopo tale passaggio, il presidente della Repubblica adotta un decreto con cui la riforma viene promulgata, che viene pubblicato sul Diario Oficial de la República. Lo schema statunitense è chiaramente ripreso, ma con scelte procedimentali che indeboliscono la posizione degli Stati che intendano «resistere» a una revisione: mentre a nord del Rio Grande è richiesto il consenso di tre quarti degli Stati membri (oggi 38 su 50), a sud è sufficiente la maggioranza di essi (17 su 32). Inoltre nel caso messicano non è prevista la possibilità – contemplata dall’art. V della Costituzione degli Stati Uniti, anche se mai utilizzata nella

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